Madaba e il deserto del Wadi-Rum, suggestioni indescrivibili.
Dopo aver lasciato il Monte Nebo, di cui abbiamo parlato nel corso della quarta puntata, ci spostiamo di pochissimi chilometri per raggiungere Madaba.
Questa località è nota come città dei mosaici, per la quantità e la qualità di opere di questo genere che la adornano. Ma si tratta anche di un insediamento vecchio di circa 5.000 anni e che fu unito a Roma, come provincia dell’Impero nel 106 d.C.
Madaba si trova sulla Strada dei Re, ovvero quell’arteria di comunicazione che veniva percorsa spesso da monarchi ed eserciti per gli spostamenti strategici, e che costituiva la più importante via dell’antichità in Medio-Oriente.
Ma l’attrazione principale sono sicuramente i mosaici, che hanno fruttato anche un simbolico gemellaggio tra Ravenna e Madaba. Oltre ai manufatti antichi possiamo osservare infatti l’abilità degli studenti che lavorano presso la Scuola Giordana di Mosaico.
L’opera più significativa si trova nella Chiesa di San Giorgio ed è un mosaico che riproduce con straordinaria precisione una cartina della Terra Santa risalente al VI secolo, ovvero all’anno 560 d.C.
La città di Madaba è un grande esempio di integrazione e di convivenza pacifica. A Madaba infatti convivono pacificamente le comunità Cristiana e Musulmana.
La città è infatti popolata di arabi Cristiani, giunti alla fine del XIX secolo da Karak, che fu sede di castello crociato nel Medioevo.
Possiamo ammirare un importante parco archeologico romano, con i resti di numerosissime vestigia del I e II secolo d.C.
Um er Rasas.
Prima di avventurarci nel Wadi-Rum, passiamo da Um er Rasas, a circa 35 km. a Sud di Madaba. In questa location troviamo il mosaico più importante della Giordania dopo la cartina di San Giorgio: il pavimento della Basilica di Santo Stefano.
Ci troviamo in una zona ricca di resti di Chiese e cappelle, che testimoniano l’importanza dell’insediamento cristiano. Nella stessa locazione, ancora parzialmente sommersa da sabbia e massi che devono ancora essere catalogati, c’è anche la sede di una Legione romana. Ma l’occhio è immediatamente attratto da un grande capannone che protegge la zona più preziosa della zona.
L’opera atta alla conservazione si deve agli statunitensi che hanno adibito il sito in modo da essere salvaguardato da agenti atmosferici e nello stesso tempo osservato nei minimi particolari.
Avventurandoci nei labirinti di tubi innocenti e sicure passerelle gustiamo la delicatezza del mosaico e la precisione della realizzazione. Un recupero eccezionale che fa passare ingiustamente in secondo ordine l’architettura superba della Basilica.
Il deserto di Lawrence d’Arabia: il terribile Wadi-Rum.
Il deserto del Wadi-Rum copre gran parte della superficie centro-meridionale della Giordania, e si estende fino ai confini con l’Arabia Saudita, Israele e il Mar Rosso. Termina infatti alle soglie della città turistica per eccellenza del Paese: Aqaba che si affaccia sul golfo che racchiude 4 confini. Insieme ai paesi citati, si intravedono infatti anche le coste dell’Egitto.
Il Wadi Rum è assorto alla ribalta delle cronache soprattutto grazie alle imprese di Sir Thomas Edward Lawrence, agente segreto, ufficiale e archeologo britannico nato a Tremadog, in Galles il 16 agosto 1888 e deceduto a Wareham il 19 maggio 1935. A lui si deve l’impresa di aver sollevato le popolazioni arabe dei beduini del deserto contro il comune nemico tedesco.
Le gesta leggendarie di Lawrence, celebrate in letteratura e in un fantastico film del 1962, hanno messo in risalto la crudezza e la splendida bellezza del Wadi Rum.
Deserto infuocato e spietato.
La sabbia infuocata fa sì che in alcune oasi siano predisposti dei forni, che consistono unicamente nel porre i cibi o il materiale da cuocere sotto la sabbia stessa, in contenitori metallici. Da ciò si può macabramente immaginare cosa avveniva quando i prigionieri venivano lasciati nel deserto seppelliti vivi, lasciando fuori la sola testa.
Le distese sono sconfinate, e le rocce di tanto in tanto appaiono. Come saltuariamente si possono osservare
montagne di roccia rossa che si ergono maestose. Tra queste le bellissime “Sette colonne della Saggezza”, oggetto di un libro dello stesso Lawrence. In questa distesa che pare infinita, non si vedono le rassicurante impronte delle gomme delle jeep. E si capisce quanto sarebbe facile disperare se ci si perdesse.
Il deserto, oggi, si può attraversare con le jeep, oppure a dorso di dromedario. Ma è più che consigliato, anzi indispensabile, affrontarlo nelle parti marginali e accompagnati da guide referenziate.
Non sono infrequenti i miraggi. Si: proprio così. La particolare luce del deserto, il colore della sabbia, che in alcune zone assume colori differenti, danno già di per se stesse la sensazione di vedere distese d’acqua. Se a ciò aggiungiamo le condizioni fisiche di un uomo abbandonato nel deserto e in preda a insolazione, possiamo capire quanto i miraggi possano apparire reali. Fata Morgana o non Fata Morgana!
Nella zona più interna vivono ancora oggi i predoni del deserto, i quali non si azzardano ad avvicinarsi ai tour organizzati, che godono di ogni tipo di protezione, ma sono pronti ad assalire incauti che volessero affrontare alcune zone “vietate” dal buon senso.
Il SunCityCamp.
Tra le oasi del Wadi-Rum ce ne sono alcune attrezzate. È il caso, per esempio del SunCityCamp di cui il Sultano Al-Nawafleh è CEO e proprietario.
In questa location si può ammirare il famoso paesaggio “marziano”, composto da camere di lusso dalla forma architettonica sferica e futuristica. Il trattamento è da 5 stelle lusso. Non manca il ristorante che consiste in una struttura a se stante, un negozio per i souvenir, e altre stanze di lusso “travestite” da tende beduine.
In queste camere di lusso, la notte si può utilizzare il telescopio per godere da vicino dello splendido cielo stellato del Wadi Rum, in assenza totale di inquinamento luminoso.
Il prezzo di ogni camera è a partire da €. 137 a notte, ma consiglio vivamente di visitare almeno il sito del SunCityCamp, per sognare questa suggestione irripetibile.
Nei pressi di un’altra oasi possiamo vedere le splendide incisioni rupestri, che non sono solo una manifestazione di arte beduina. Nella maggior parte dei casi le incisioni forniscono preziose indicazioni per chi si fosse in passato avventurato nel deserto.
Tra queste di notevole suggestione è il ritratto di Lawrence d’Arabia, scolpito nella roccia. Come quello di pochi altri Sultani del passato. Il tutto nei pressi del luogo dove è sorto un mercatino coperto di souvenir.
Prossima tappa del nostro viaggio sarà Aqaba, che ci dimostrerà l’accoglienza del popolo giordano. È infatti la città turistica per eccellenza, scelta dal governo per rilanciare l’economia nazionale. Seguite la prossima puntata: non ve ne pentirete!